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15 aprile 2010

Le motivazioni allo sport nei giovani




Il prossimo 21 Aprile è programmato il secondo incontro-convegno organizzato in collaborazione con il Coni Vicenza e il Comune di Piovene Rocchette. Tema: la motivazione allo sport. Di seguito una breve introduzione tratta da “Le motivazioni allo sport nei giovani” – una ricerca nella Regione Veneto – Scuola dello Sport Veneto.
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Nello sport giovanile, il tema della motivazione assume una forte rilevanza,  poichè è nel periodo evolutivo che si gettano le basi importanti, anche dal punto di vista motorio ed in particolare coordinativo, per un’eventuale carriera agonistica. Inoltre, l’esperienza sportiva, quando gestita in modo educativo ed adeguato all’età, può aiutare i ragazzi a sviluppare caratteristiche positive di personalità, come la capacità di superare difficoltà, la consapevolezza di possibilità e limiti personali, l’autonomia, le abilità cooperative e di relazione; tutte caratteristiche che risultano rilevanti anche relativamente ad altri aspetti della propria vita. Diventa dunque importante cercare di comprendere quali siano i fattori che aiutano i ragazzi ad affrontare un’esperienza sportiva in modo costruttivo e duraturo nel tempo, per ricavarne soddisfazione e divertimento.

Ancora oggi, cosa sia la motivazione e come un atleta riesca a mantenerla nel tempo sono comunque aspetti non del tutto conosciuti: la motivazione allo sport è, infatti, un costrutto complesso e articolato in cui entrano in gioco fattori sia individuali che situazionali.
Qualche anno fa, le ricerche sulla motivazione allo sport, sia con giovani che con atleti adulti, venivano spesso effettuate chiedendo semplicemente ai soggetti quali fossero i motivi che li spingevano a praticare attività sportive e che sostenevano nel tempo questo loro impegno. La risposta più frequente riguardava il divertimento, a cui si aggiungevano i bisogni di formare nuove amicizie, di conseguire successo, di ottenere stima ed approvazione da parte degli altri, di sentirsi valorizzati, di stabilire soddisfacenti relazioni sociali.
Accanto a queste, che possono ritenersi spiegazioni di superficie (quelle che le persone dichiarano in modo esplicito), vi sono poi motivazioni profonde come il bisogno di realizzazione personale (dimostrare le proprie capacità e la propria competenza) e di approvazione da parte di altre persone significative come insegnanti, genitori ed amici. Inoltre, un ruolo importante viene attribuito alle capacità individuali di affrontare le situazioni che tendono a creare tensione e di gestire lo stress. Naturalmente, una prestazione può essere percepita come stressante in funzione sia della sua importanza oggettiva, sia della valutazione personale: ad esempio, una gara oggettivamente importante può essere vissuta in modo sereno se non viene attribuito peso al risultato, mentre una gara di scarso rilievo può rivelarsi ansiogena se l’allenatore o i genitori manifestano aspettative eccessivamente elevate nei confronti del ragazzo. Secondo questo approccio, il coinvolgimento nella pratica motoria e sportiva diviene più probabile quando il ragazzo ha fiducia nelle proprie capacità, è capace di affrontare situazioni stressanti, trova soddisfazione nel risolvere compiti motori e nell’affrontare la sfida della gara indipendentemente dell’esito finale o dall’approvazione sociale. Il coinvolgimento, dunque, è facilitato quando il bilancio, per lo più inconsapevole, dei costi e dei vantaggi derivanti dalla pratica sportiva è a favore dei vantaggi. Quando invece i costi superano i vantaggi è probabile l’abbandono.
Infatti se si chiede ai ragazzi che hanno lasciato lo sport di spiegarne le ragioni, emergono fattori quali l’interesse per altre attività, la percezione di scarsa competenza, l’assenza di miglioramenti, l’eccessivo impegno, insoddisfacente relazione con compagni e allenatore, debole senso di appartenenza al gruppo, stile autoritario di conduzione del gruppo. Tutte queste sono però ritenute spiegazioni di superficie, sostenute da ragioni profonde quali la mancata realizzazione delle potenzialità personali, l’assenza di approvazione sociale, la percezione di scarsa competenza e limitato controllo sulla situazione, l’incapacità di gestire lo stress. In questi casi, il bilancio fra i vantaggi e i costi derivanti dalla pratica sportiva diviene negativo, rendendo probabile l’abbandono.
(Articolo tratto da “Le motivazioni allo sport nei giovani” – una ricerca nella Regione Veneto – Scuola dello Sport Veneto)